Eventi - I Convegni A.N.PO.S.DI.

L'Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali, ogni anno organizza due Convegni in diverse città italiane. Uno nel periodo Primaverile, denominato Convegno di Primavera e l'altro nel periodo autunnale, denominato Convegno d'Autunno.

CONVEGNO D'AUTUNNO

Santarcangelo di Romagna (RN) • 21 - 24 Ottobre 2005

CONVEGNO D Si è appena concluso il CONVEGNO D'AUTUNNO, tenutosi a Santarcangelo di Romagna (RN) • 21 - 24 Ottobre 2005
Lo giuro: due città, Rimini e Santarcangelo di Romagna, tre alberghi-ristorante, una chiesa collegiata con arciprete, quattro guide turistiche, tre pullmann, due castelli, un Supercinema con palcoscenico e quattrocento morbide poltrone, hanno ospitato a Santarcangelo di Romagna questo Convegno d’ Autunno 2005 della Associazione Nazionale Poeti e Scrittori Dialettali d’ Italia.
Ce n’ erano ben 160 di poeti e poetesse, tutti accanitamente presenti dal 21 al 24 Ottobre. Vi pare poco?
Poeti e poetesse che giunti a Santarcangelo hanno provocato un accorrere di intellettuali nazionali e locali, di politici locali e regionali per ospitare, vedere, sentire, applaudire e benedire il multiforme e variopinto fluire in versi dei dialetti italiani che si rincorrevano in poesie di ogni genere.
Così in quel verde Supercinema hanno echeggiato versi piemontesi,, veneto–tridentini, romani, napoletani, pugliesi, calabresi e – vivaddio – anche siciliani, tutti diretti dal piglio partecipe ed implacabile del Presidente Mimmo Staltari, un calabrese dal talento presidenziale ed organizzativo che farebbe la fortuna di sodalizi in declino ma con voglia di risorgere.
All’ assemblea dei soci, caro lettore che non c’ eri, avresti visto come e quanto palpiti per la nostra terra il cuore del poeta: Staltari chiama Nino Marzà nella sua veste di delegato per la Sicilia e lo espone al placito e all’ applauso del suo popolo poetico. Gli è che Marzà ha portato 2000 depliants che il prodigal – liberale e generoso mecenate della poesia dialettale catanese Nino Magrì, patron del Marranzatomo, ha offerto all’ Associazione.
Il depliant reca la storia dell’ Associazione e subito, con diffusione epidemica per mano di Franco Sciuto del Marranzatomo stesso, si sparge per la sala.
Stupore extraisolano e ammirazione, ma qualcuno in sala sparge la voce:” I siciliani hanno cuore e nel mettere mano al portafoglio per dare voce alla Sicilia, sanno pagare! “ e stavolta ha pagato il Marranzatomo di Catania.
Marzà si fa esplodere in commozione e piange e chiede il prossimo convegno in Sicilia: si becca così gli applausi piemontesi, veneto– tridentini, valdostani, emiliano–romagnoli, romani, napoletani, calabresi e siciliani, ma Marzà imperversa: “ Al precedente convegno Possenti mi disse: “Venire in Sicilia è un lungo viaggio. Chi ci arriva fin laggiù ? ”.
Il Presidente approva lo sdegno di Marzà e senza dar tregua ai poeti incalza con programmi, direttive ed ordini del giorno dei lavori: gli è che Staltari vive il “ pathos “ del suo amore per i suoi 250 iscritti e crede “con le coronarie” nei dialetti “ particulari “ che compongono le radici della nostra lingua.
Così, con lo sguardo acceso, timbro forte, chiaro e scandito, come invasato dalla sua fede dialettale italiana, rendiconta, riassume e rievoca l’ attività dell’ associazione ed è pronto per l’ altro Convegno, quello di Primavera.
Dalle sue mani e dalla sua bocca, nomi e cognomi, eventi trascorsi, encomi, ringraziamenti, omaggi, gagliardetti, e bandierine, presentazioni e bacchettate. Domani, sempre dalle sue mani avremo persino il labaro dell’ ANPoSDI che, per chi non l’ avesse ancora imparato, è la sigla dell’Associazione.
Dove e come ha trascorso il tempo per organizzare tanto confluire di menti poetiche dialettali più o meno nel pieno della maturità ? Signore affabili e frementi ( di poesia ), Signori nelle più disparate fogge “ poetiche “ da molte plaghe italiane sono venuti a melodiare nei diversi dialetti le sonorità delle lingue locali, esito antico delle nostre radici.
“ Niente traduzioni “ dice Staltari, non c’ è tempo. Così, per quanto mi ha riguardato, mi sono goduto le dolcezze delle sonorità venete, la cordialissima parlata piemontese, la scanzonata allegria emiliano–romagnola per gustarmi poi e capire il simpatico dialetto romano, quello napoletano, il dirimpettaio calabrese ed il mio, il siciliano.
Momenti, tutti, sotto l’ egida e sotto le parlate del Sindaco, della azienda di Promozione Turistica dell’ Emilia–Romagna, dell’Assessorato alle Attività Economiche e all’ Agricoltura e Turismo, dell’ Associazione dei Confesercenti e della omologa “ Città Viva”.
Momenti in cui l’ Italia distratta ha potuto, forse, conoscere quanta vitalità artistica abbiano i dialetti italiani insidiati dalla globalizzazione mediatica e dall’ industria culturale; momenti dove ideologie e programmi di leghistica ispirazione hanno potuto tremare all’ idea che i poeti, occhio alla madrestoria italiana e tutti insieme appassionatamente, facciano l’ Unità italiana; momenti dove certa sufficienza accademica ha potuto conoscere espressioni poetiche niente affatto seconde alle “ institutiones “ dell’ ipermonumentata lingua nazionale.
Su ciò, pregiato per chiarezza espositiva, l’ intervento del professor Tanda, un docente sardo che dopo aver prospettato le radici multilinguistiche del dialetto sardo e la sua storia, ha riconosciuto ai dialetti tout court un ruolo importante nell’ evolversi dei rapporti fra le tendenze filosofiche e culturali che concorrono al tempo nostro.
Gratificanti le parole del Sindaco e quelle dell’ Amministratore Delegato dell’ APT della Regione Emilia–Romagna, Prof. Giuseppe Cucchi, sul “ Dialetto nell’ era dei media globali “ e peraltro, (notevoli per la sensibilità politica delle personalità partecipanti), i lavori del convegno sono stati abbondantemente presenziati perfino dall’ Assessore alle Attività Produttive, una splendida Signora Assessora che sul banco presidenziale, con un sorriso angelico su un viso luminoso come l’alabastro bianco al naturale, ti dava l’ estasi tipo “ straniero fra gli angeli “!
A sorpresa, la sera di sabato si va tutti al Castello di Poggio Berni dove, se l’ Assessorato alla Cultura ti offre una pantagruelica cena con un primo da gran gourmet seguito da pesce adriatico DOC servito a getto continuo e alluvionato da un robusto Sangiovese, ti lascia poi fare il chilo con uno spettacolo della Filodrammatica Santarcangiolese tratto da un racconto del santarcangiolese poeta Tonino Guerra.
Poi, presto a letto: domani 23 ottobre, ordine di servizio: si va tutti alla messa dei bambini, alla chiesa Collegiata dove i santarcangiolesi in età pediatrica affiancano gli ospiti poeti in età geriatria e questi, presentati dal celebrante, offrono doni: entrano in processione portandoli sul presbiterio come i pastori del presepe. Sfilano poi alla balaustra e si offrono alla vista ammirata dei papà e delle mamme santarcangiolesine mentre echeggia la voce di Rino Vittozzi dedicata al poeta scomparso, al “ Poeta ca nun staie chiù cca, tra nuie “ !
Al pomeriggio il copione si ripete al Supercinema, ma Staltari non è stanco ancora: a fine cena non si va a letto ed è subito palco per le esibizioni dei talenti artistici dell’ Associazione: fra questi brillano una vedova Allegra di Mariuccia Munzone Puglia, una piemontese già “ piemontesina bella “ ma dalla voce ancora ardente e dallo sguardo accattivante; la chitarra di Mimmo Padula che accompagna il canto appassionato di un quarantenne dal viso a Cuore di Gesù ; un romaneschissimo sketch tratto da un racconto di Zanazzo che Paolo Procaccini e la sciumachella Tiziana ( una romana bella come una montagna di fuoco) recitano in costume con applausi e simpatie; un “ Tu che mi hai preso il cuor” di Carlo Barbieri, un composto signore in abito blu; e un Pulcinella struggente e appassionato del bravissimo Calabrese Nonsoilnome.
Un Pulcinella che nella prospettiva di una rinnovata Unità di Italia fatta dai dialetti, auspica patriottici congiungimenti fra il Nord e il Sud e li sceneggia con la tipica saltellante gestualità, nei suoi abbracci alle belle signore della prima fila.
Applausi arcimeritati dunque a questo Pulcinella e poi altro, altro ed altro ancora finché accompagnata dalla sempiterna chitarra del citato Mimmo Padula,, un basilicatese coi baffi alla Manjou, giunge alla ribalta ‘A Livella. Totò dal cielo sorride. Io no, ma una irresistibile signora napoletana nella sua mise luminosa ed elegantissima, si intenerisce per me e mi regala, nonostante tutto, la sua recitazione del capolavoro sussurrandomela all’ orecchio: che voce, che Napoli, che suoni, che incanto…O Poesia, tu sì sei divina!
Incontrarsi e dirsi addio: così va il mondo dei convegni: finale con baci, baci del Presidente, dei Segretari Generali, dei Delegati, dei poeti, delle poetesse, lacrime, auguri, arrivederci, scambi di biglietti, di libri, di carte; di depliants, fotocopie, manoscritti, abbracci appassionati,….. “ sentiamoci …vediamoci… uniamoci …” ! Poi pullmann, treni, stazioni, aerei, aeroporti, ritardi… la vita va o meglio, andrà fino alla prossima Kermesse di Primavera a San Giovanni Rotondo fra le statuette di Padre Pio che ammoniranno dappertutto: “ Non irascimini et nolite peccare”. “ Nisi in rimis ”, aggiungerei! (Non arrabbiatevi e peccate solo in versi) .

(di Nino Amico)

« TUTTI I CONVEGNI